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Domande al docente
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7 Analogia e terapia.
Partendo dal concetto che esiste, perché
sperimentabile, una visione totalizzante del
"malato", quindi olistica, come si dice pur
inflazionando il termine, ci aspetteremo che la psicosomatica
guidi anche l'aspetto terapeutico.
P.e. l'agopuntura che si dimostra tranquillamente che
possiede di diritto gli aspetti che possiede una disciplina
psicosomatica. Perché il punto dell'agopuntura si
può leggerlo, certo che i "formulistici",
purtroppo sono la maggioranza, non ascoltano i polsi, non
fanno gli esami delle urine, e si capisce già che non
usino l'analogia. Allora la signora Giuseppina va
dall'agopuntore con il mal di testa e loro conoscendo a
memoria o consultando i testi di agopuntura praticamente
fanno riflessologia o fanno agopuntura energetica. Ottenere
risultati in queste condizioni ha la medesima
probabilità di azzeccare un terno al lotto, hanno il
30/40% di successo.
A questo punto somministrargli l'aspirina è la
stessa cosa, come atteggiamento, ma ciò implica
"rinunciare" ad entrare in vibrazione con il
paziente.
Pratichiamo l'allopatia con l'agopuntura, dove
esiste solo una percentuale di risultati positivi.
Però si risolverà a livello sintomatico, ma, in
realtà, non si è risolto niente.
Questa signora starà bene per sei mesi, ma alla prima
situazione di stress o peggio ancora se il mal di testa
è legato al mestruo dopo tre cicli, ritorna con il mal
di testa come prima. Torna da noi perché prima avevamo
risolto velocemente e ci reputa un bravo agopuntore. Torna da
noi, però in queste condizioni diventa un ciclo
chiuso. Invece il punto al di là delle prescrizioni
sintomatologiche, che gli stessi cinesi di fatto danno,
perché esistono livelli diversi di coscienza medica
tra i medici, possiede un aspetto, che forse impropriamente,
occorre chiamare esoterico, che ogni agopuntore dovrebbe
conoscere, ovvero quali funzioni energetiche ogni punto
possiede.
Apriamo un discorso personalissimo e, per alcuni,
"scandaloso" : non esistono testi sacri che
descrivano un dato punto. Perché nel momento in cui ci
scegliamo un corredo di punti da infiggere con gli aghi al
paziente, in quel momento ben preciso, percorriamo un
percorso di evoluzione verso la causa della radice della
malattia in sé.
Diventa perciò un discorso energetico, dove partiamo
da un significato dei vari punti in una visione energetica e
quindi una visione archetipica, che quindi rappresenta
l'archetipo.
I poetici nomi che i cinesi hanno dato ai vari punti hanno
una ragione archetipica, non è una ragione poetica di
fantasia, come taluno interpreta oggi.
Sta a noi la difficoltà, noi occidentali di capire
razionalmente
Sta a noi la capacità di leggere la vibrazione che
quel punto possiede.
E allora veramente useremo delle formule, ma passaggi
irripetibili che utilizzeremo solo per quel paziente.
Non c'entra niente la statistica, magari nessuno ha mai
usato quel punto per un'amenorrea. Ma noi lo usiamo,
magari lo usiamo solo una volta nella nostra vita
professionale, per quella donna e solo in quella seduta.
Difficilmente ripeteremo l'applicazione di seduta in
seduta con lo stesso paziente. Perché è un
percorso che per forza si sta evolvendo.
Se la seduta successiva, vediamo che la sua situazione, in
base a quello che ci racconta, richiamerebbe gli stessi punti
della volta precedente, vuol dire che non abbiamo combinato
nulla. Anche se magari apparentemente il paziente ci dice che
è andata meglio.
Forse solo a livello sintomatico, forse. Vuol dire che
abbiamo sbagliato la pista, non siamo in sintonia con la
vibrazione del paziente. Dobbiamo con un atto di
umiltà tornare indietro e capire dove c'è
stato il bivio e come mai abbiamo preso la strada
sbagliata.
L'agopuntura, essendo punti e non essendoci materia,
è quella che ci permette con più
facilità di capire cosa vuol è una medicina a
carattere energetico, quindi vibrazionale e a carattere
simbolico, analogico.
E' il discorso dell'esempio di prima, che chi
è vittima dell'incidente ha una
responsabilità. La responsabilità è la
causa. Cioè l'incidente, i due che si sono
scontrati nell'avere causato l'incidente sono la
causa dell'incidente.
Il rapporto causa-effetto non è negato, è
l'espressione necessaria nella dimensione
spazio-temporale di creare l'universale.
Quindi non è negata, tanto è vero che quello
che vedremo adesso, è tutta l'evoluzione
epistemologica, quindi scientifica, che va per forza, se
è scientifica, per rapporto di causa ed effetto,
arrivando alla stessa identica conclusione: la
vibrazione.
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